La grazia del sacramento del matrimonio

Il fondamento teologico dell’essere e dell’agire della famiglia

La radice trinitaria

“La Scrittura e la Tradizione ci aprono l’accesso a una conoscenza della Trinità che si rivela con tratti familiari. La famiglia è immagine di Dio, che è comunione di persone. Nel battesimo, la voce del Padre designa Gesù come suo Figlio amato, e in questo amore ci è dato di riconoscere lo Spirito Santo. Gesù, che ha riconciliato ogni cosa in sé e ha redento l’uomo dal peccato, non solo ha riportato il matrimonio e la famiglia alla loro forma originale, ma ha anche elevato il matrimonio a segno sacramentale del suo amore per la Chiesa. Nella famiglia umana, radunata da Cristo, è restituita la «immagine e somiglianza» della Santissima Trinità, mistero da cui scaturisce ogni vero amore. Da Cristo, attraverso la Chiesa, il matrimonio e la famiglia ricevono la grazia dello Spirito Santo, per testimoniare il Vangelo dell’amore di Dio” (Amoris Laetitia, 71).

Mantenere fisso lo sguardo sulla Santissima Trinità per contemplarne la bellezza di cui ogni coppia di sposi è chiamata ad essere immagine e somiglianza, consapevole che il modello originario della famiglia va ricercato in Dio stesso, nel mistero trinitario della Sua vita, in quel «Noi» divino che costituisce il modello eterno del «noi» umano, in prima istanza formato dall’uomo e dalla donna (cfr. san Giovanni Paolo II, Lettera alle famiglie, 6). Contemplando il Dio Trinitario Padre, Figlio e Spirito Santo, Eterna fonte di ogni vero amore, gli sposi scoprono la propria identità, ricevendo la grazia di partecipare e testimoniare l’Amore divino.

La grazia sacramentale

“Il sacramento del matrimonio non è una convenzione sociale, un rito vuoto o il mero segno esterno di un impegno. Il sacramento è un dono per la santificazione e la salvezza degli sposi, perché la loro reciproca appartenenza è la rappresentazione reale, per il tramite del segno sacramentale, del rapporto stesso di Cristo con la Chiesa. Gli sposi sono pertanto il richiamo permanente per la Chiesa di ciò che è accaduto sulla Croce; sono l’uno per l’altra, e per i figli, testimoni della salvezza, di cui il sacramento li rende partecipi” (Amoris Laetitia, 72).

Sperimentare e condividere che la fede nella grazia del sacramento nuziale, alimentata dalla preghiera di coppia, dall’ascolto della Parola e dall’Eucaristia celebrata ed adorata, fa crescere l’amore degli sposi e rende la famiglia un tempio dove abita lo Spirito (cfr. Amoris Laetitia, 29). La grazia sacramentale trasfigura l’amore umano rendendolo simbolo reale della nuova ed eterna Alleanza, sancita nel sangue di Cristo (cfr. Familiaris Consortio, 13). Nel dono dello Spirito gli sposi ricevono il “cuore nuovo” e sono resi capaci di amarsi e di amare come Cristo ama la Chiesa, raggiungendo quella pienezza a cui l’amore coniugale è interiormente ordinato, la carità coniugale (cfr. Amoris Laetitia, 120). La grazia del sacramento è dono per la santificazione e ci introduce alla contemplazione del Mistero Grande, facendo degli sposi cristiani un segno e una incarnazione, una attualizzazione del Mistero Grande (Ef 5,32) di Cristo che ama la Chiesa.

L’identità e la missione sacramentale

“Il matrimonio è un segno prezioso, perché quando un uomo e una donna celebrano il sacramento del Matrimonio, Dio, per così dire, si «rispecchia» in essi, imprime in loro i propri lineamenti e il carattere indelebile del suo amore. Il matrimonio è l’icona dell’amore di Dio per noi. Anche Dio, infatti, è comunione: le tre Persone del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo vivono da sempre e per sempre in unità perfetta. Ed è proprio questo il mistero del Matrimonio: Dio fa dei due sposi una sola esistenza. Questo comporta conseguenze molto concrete e quotidiane, perché gli sposi, in forza del Sacramento, vengono investiti di una vera e propria missione, perché possano rendere visibile, a partire dalle cose semplici, ordinarie, l’amore con cui Cristo ama la sua Chiesa, continuando a donare la vita per lei (Amoris Laetitia, 121).

Ogni coppia di sposi ha un ruolo fondamentale nell’evangelizzazione e ogni famiglia è chiamata non solo ad essere comunità salvata ma anche comunità salvante (cfr. Familiaris Consortio, 49), “piccola Chiesa” che apre le porte a tanti fratelli e sorelle per far sperimentare la presenza di Gesù, a partire dall’ordinario della propria vita di coppia e famiglia. Riscoprire il Matrimonio come sacramento per la missione consente alla famiglia di riscoprire non solo la sua identità, ciò che essa «è», ma anche la sua missione, ciò che essa può e deve «fare» (cfr. Familiaris Consortio, 17). Essa può così corrispondere al mandato originario di Dio del “crescete e moltiplicatevi”, che include e va oltre la fecondità fisica, divenendo invito a comunicare al mondo l’immagine di Dio e a generare nuovi figli di Dio. La famiglia diviene strumento perché ogni uomo, nel proprio ambiente di vita, scopra che è “figlio prediletto del Padre”. Per gli sposi questa missione va vissuta ed esercitata in profonda complementarietà e reciprocità con il proprio pastore, in una sintonia di essere ed agire che, prima e oltre la dimensione umana, affonda la sua ragione e la sua forza nella dimensione sacramentale: “Due altri sacramenti, l’Ordine e il Matrimonio, sono ordinati alla salvezza altrui. Se contribuiscono anche alla salvezza personale, questo avviene attraverso il servizio degli altri. Essi conferiscono una missione particolare nella Chiesa e servono all’edificazione del popolo di Dio” (Catechismo della Chiesa Cattolica, 1534).

La territorialità

“La famiglia si costituisce così come soggetto dell’azione pastorale attraverso l’annuncio esplicito del Vangelo e l’eredità di molteplici forme di testimonianza […] a partire dal territorio nel quale essa vive, praticando le opere di misericordia corporale e spirituale. Ciò va collocato nel quadro della convinzione più preziosa dei cristiani: l’amore del Padre che ci sostiene e ci fa crescere, manifestato nel dono totale di Gesù, vivo tra noi, che ci rende capaci di affrontare uniti tutte le tempeste e tutte le fasi della vita. Anche nel cuore di ogni famiglia bisogna far risuonare il kerygma, in ogni occasione opportuna e non opportuna, perché illumini il cammino. Tutti dovremmo poter dire, a partire dal vissuto nelle nostre famiglie: «Noi abbiamo creduto all’amore che Dio ha per noi». Solo a partire da questa esperienza, la pastorale familiare potrà ottenere che le famiglie siano al tempo stesso Chiese domestiche e fermento evangelizzatore nella società” (Amoris Laetitia, 290).

La consacrazione matrimoniale, rendendo gli sposi partecipi del mistero dell’Incarnazione (cfr. Amoris Laetitia, 161), realizza come una loro “incardinazione” nel contesto ecclesiale e sociale nel quale sono inseriti. Crediamo che nella misura in cui la famiglia cristiana accoglie il Vangelo e matura nella fede, diventa comunità evangelizzante, uno spazio in cui il Vangelo è trasmesso e da cui il Vangelo si irradia, in cui tutti i componenti evangelizzano e sono evangelizzati. Crediamo che una simile famiglia diventa evangelizzatrice di molte altre famiglie e dell’ambiente nel quale è inserita (cfr. Familiaris Consortio, 52). La chiamata del Signore Gesù costituisce gli sposi tralci di quella Vite che trova attualizzazione reale ed effettiva nella Chiesa diocesana riunita intorno al proprio Pastore. Far riscoprire agli sposi la bellezza della grazia del sacramento delle nozze consente loro di vivere e testimoniare nel proprio territorio l’amore che Dio ha per ogni uomo, poiché “tutta la vita in comune degli sposi, tutta la rete delle relazioni che tesseranno tra loro, con i loro figli e con il mondo, sarà impregnata e irrobustita dalla grazia del sacramento che sgorga dal mistero dell’Incarnazione e della Pasqua, in cui Dio ha espresso tutto il suo amore per l’umanità e si è unito intimamente ad essa” (cfr. Amoris Laetitia, 74). Così la famiglia rende manifesta non solo la viva presenza del Salvatore nel mondo ma anche la genuina natura della Chiesa (cfr. Gaudium et Spes, 48).

La comunione con il Vescovo sacramento di Gesù Sposo

“Nella famiglia, che si potrebbe chiamare Chiesa domestica, matura la prima esperienza ecclesiale della comunione tra persone, in cui si riflette, per grazia, il mistero della Santa Trinità. […] La Chiesa è famiglia di famiglie, costantemente arricchita dalla vita di tutte le Chiese domestiche. Pertanto, in virtù del sacramento del matrimonio ogni famiglia diventa a tutti gli effetti un bene per la Chiesa. In questa prospettiva sarà certamente un dono prezioso, per l’oggi della Chiesa, considerare anche la reciprocità tra famiglia e Chiesa: la Chiesa è un bene per la famiglia, la famiglia è un bene per la Chiesa. La custodia del dono sacramentale del Signore coinvolge non solo la singola famiglia, ma la stessa comunità cristiana” (Amoris Laetitia, 86-87).

In virtù di questo dono speciale gli sposi sono chiamati a coltivare una profonda comunione col proprio Vescovo, sacramento di Cristo Capo e Sposo. Come Padre e Pastore egli deve consacrare interessamento, sollecitudine, tempo, persone, risorse, appoggio personale alle famiglie, affinché la diocesi sia sempre più una vera «famiglia diocesana», modello e sorgente di speranza per tante famiglie che vi appartengono. Analogamente questa comunione degli sposi deve essere vissuta con i sacerdoti che amano ed agiscono in profonda unione con il Vescovo. Nel sostenere e affiancare la famiglia, nell’aiutarla a vedere la propria vita alla luce del Vangelo, il pastore della Chiesa attinge nuovi stimoli ed energie spirituali per la propria vocazione e per l’esercizio stesso del ministero (cfr. Familiaris Consortio, 73). Questa unità sacramentale degli sposi con il proprio pastore rivela, edifica e rigenera il volto comunionale e sponsale della Chiesa.

La comunione tra le coppie di sposi

“Oltre il piccolo cerchio formato dai coniugi e dai loro figli, vi è la famiglia allargata che non può essere ignorata. Infatti l’amore tra l’uomo e la donna nel matrimonio e, in forma derivata ed allargata, l’amore tra i membri della stessa famiglia – tra genitori e figli, tra fratelli e sorelle, tra parenti e familiari – è animato e sospinto da un interiore e incessante dinamismo, che conduce la famiglia ad una comunione sempre più profonda ed intensa, fondamento e anima della comunità coniugale e familiare. In tale ambito si inseriscono anche gli amici e le famiglie amiche, ed anche le comunità di famiglie che si sostengono a vicenda nelle difficoltà, nell’impegno sociale e nella fede” (Amoris Laetitia, 196).

Per la grazia del sacramento del matrimonio la molteplicità delle coppie di sposi, partecipando tutte all’unico vincolo d’amore di Cristo che ama la Chiesa, costituisce una vera e propria unità sacramentale, un “corpo solo”, capace di amare e testimoniare come ama Gesù, in una unità che supera qualsiasi altra forma aggregativa. Questa comunione, già anticamente definita Ordo Coniugatorum (cfr. Lumen Gentium, 11.13), questa comunione sacramentale, rivela come nessuna famiglia da sola possa esprimere “tutto” il Mistero Grande del quale partecipa, per scoprirsi, sentirsi e vivere come un unico corpo, un “tessuto relazionale” costituito da coppie di sposi che concretizza, attualizza e manifesta l’abbraccio di Dio per ogni persona. Questa unità sacramentale costituisce il fondamento sul quale si edifica la più ampia comunione della famiglia, sia al suo interno che con le altre coppie, in virtù di una forza interiore che la plasma e la vivifica. Così la famiglia Chiesa domestica (cfr. Lumen Gentium, 11) vive e diffonde attraverso relazioni e gesti ordinari, quotidiani, una «grazia di fraternità» che, per opera dello Spirito Santo, diviene la radice viva e l’alimento inesauribile della soprannaturale comunione che raccoglie e vincola i credenti con Cristo tra di loro nell’unità della Chiesa di Dio. Tutti i membri della famiglia, ognuno secondo il proprio dono, hanno la grazia e la responsabilità di costruire, giorno per giorno, la comunione delle persone, nella famiglia e tra le famiglie, facendo della famiglia una scuola di umanità più completa e più ricca (cfr. Familiaris Consortio, 21). Il principio conciliare della Chiesa Comunione, per il quale la comune vocazione alla santità armonizza nuzialmente i ministeri e i carismi che il Signore dona alla sua Sposa (cfr. Lumen Gentium, 32.40-42), permette di comprendere come la famiglia sia dono che rende stabilmente e permanentemente presente questo Mistero Grande.